Amori contaminati
Articolo a cura di Cinzia Bertuccioli
"Non è che mi manchi. è solo che se tu non ci sei, io ci sono un po' di meno".
Questo è vero amore?
Leggendo un articolo di giornale è nata una cara riflessione sul bisogno di ogni uomo di vivere in una relazione d’amore. Nasciamo e per tutta la vita, fino all’ultimo respiro, sentiamo nel cuore di avere necessità degli altri.
Tale anelito appartiene alla nostra natura, vive con noi in ogni momento della giornata al di là della modalità di vita che scegliamo per noi stessi (matrimonio, vita consacrata, vita da single..).
Nella nostra natura c’è l’attesa costante dell’abbraccio dell’altro, dei momenti di condivisione della gioia, della preoccupazione, del dolore, della paura…
Questo è il nostro stile di attaccamento, patrimonio della nostra esperienza con quelle figure che nella nostra infanzia si sono prese cura di noi, con quei gruppi di amici che durante la nostra adolescenza ci hanno accolto e trasformato in un NOI che dava forza e sostanza all’identità instabile dei giovinetti.
Per tutti coloro che sognano e ricercano una vita di coppia, ci si mette alla ricerca di un rapporto speciale, ci si augura di incontrare un partner che soddisfi e ricambi il nostro bisogno di attaccamento.
L’entrata nelle relazioni contaminate, tossiche può avere inizio con il ripetersi di delusioni e frustrazioni, insoddisfazioni e sofferenze.. in queste situazioni il nostro cuore potrebbe essere colmo di tristezza, vergogna, frustrazione, rabbia, colpa…
Questo è il segnale che la realtà non è in linea con le nostre intenzioni.
Tale frustrazione diventa cronica, evitiamo di dare attenzione ai segnali che confermano la previsione che la delusione esiste oggi ed esisterà anche domani; davanti alle nostre richieste di cura, attenzione, apprezzamento otterremo disinteresse, distanza, disprezzo, assenza.
Purtroppo, mossi dalle ferite, attiviamo una protesta rabbiosa o una incondizionata sottomissione o un controllo ossessivo (“Si è connesso/a? Pubblica sui social? Con chi è e cosa sta facendo? Perché non mi risponde?”). Entriamo in amori contaminati, dolorosi, nocivi che alimentano un ciclo disfunzionale per la nostra serenità.
La soluzione sarebbe tanto semplice, quanto impossibile: interrompere, chiudere la storia.
Eppure può sembrare difficilissimo, quasi impossibile per la sofferenza che provoca, per il dolore che strugge l’animo. Ci sembra di essere in una prigione di ossessioni, di pensieri costanti nella stessa direzione, di blocco di qualsiasi altra novità o intenzione.
Il fatto stesso che tale rapporto sia imprigionante lo si rileva dal fatto che una persona, pur avendo i mezzi e gli strumenti per svincolarsi da una relazione dove trova dolore e frustrazione cronica, permane nel rapporto contro ogni scelta di salute e di benessere.
I rapporti contaminati sono tali non perché esistono condizioni di aggressività, violenza o minaccia, né problemi di dipendenza economica, di abitazione o lavorativi. Sono piuttosto rapporti dove manca la consapevolezza di se stessi.
La nostra sofferenza non dipende da quella persona, da quella relazione. La vera questione è la struttura interna delle nostre aspettative e previsioni, degli schemi e relazioni oggettuali acquisite durante la nostra storia di affetti.
Siamo portati a legarci a figure che, in un certo modo, riproducono modalità che ci sono state familiari nel corso dello sviluppo. Se ho incontrato modalità trascuranti, facilmente questa esperienza mi influenzerà nella scelta del partner, compiacendo od opponendomi ad essa. Se sono cresciuto in un clima critico cercherò persone intelligenti o ciniche..
Come uscire allora da queste relazioni contaminate dal passato?
Ricordiamoci che il passato ci insegna, è lo spazio in cui nasce la nostra esperienza ma è nel presente che possiamo scrivere le parole della nostra vita futura.
Amori contaminati
Articolo a cura di Cinzia Bertuccioli
"Non è che mi manchi. è solo che se tu non ci sei, io ci sono un po' di meno".
Questo è vero amore?
Leggendo un articolo di giornale è nata una cara riflessione sul bisogno di ogni uomo di vivere in una relazione d’amore. Nasciamo e per tutta la vita, fino all’ultimo respiro, sentiamo nel cuore di avere necessità degli altri.
Tale anelito appartiene alla nostra natura, vive con noi in ogni momento della giornata al di là della modalità di vita che scegliamo per noi stessi (matrimonio, vita consacrata, vita da single..).
Nella nostra natura c’è l’attesa costante dell’abbraccio dell’altro, dei momenti di condivisione della gioia, della preoccupazione, del dolore, della paura…
Questo è il nostro stile di attaccamento, patrimonio della nostra esperienza con quelle figure che nella nostra infanzia si sono prese cura di noi, con quei gruppi di amici che durante la nostra adolescenza ci hanno accolto e trasformato in un NOI che dava forza e sostanza all’identità instabile dei giovinetti.
Per tutti coloro che sognano e ricercano una vita di coppia, ci si mette alla ricerca di un rapporto speciale, ci si augura di incontrare un partner che soddisfi e ricambi il nostro bisogno di attaccamento.
L’entrata nelle relazioni contaminate, tossiche può avere inizio con il ripetersi di delusioni e frustrazioni, insoddisfazioni e sofferenze.. in queste situazioni il nostro cuore potrebbe essere colmo di tristezza, vergogna, frustrazione, rabbia, colpa…
Questo è il segnale che la realtà non è in linea con le nostre intenzioni.
Tale frustrazione diventa cronica, evitiamo di dare attenzione ai segnali che confermano la previsione che la delusione esiste oggi ed esisterà anche domani; davanti alle nostre richieste di cura, attenzione, apprezzamento otterremo disinteresse, distanza, disprezzo, assenza.
Purtroppo, mossi dalle ferite, attiviamo una protesta rabbiosa o una incondizionata sottomissione o un controllo ossessivo (“Si è connesso/a? Pubblica sui social? Con chi è e cosa sta facendo? Perché non mi risponde?”). Entriamo in amori contaminati, dolorosi, nocivi che alimentano un ciclo disfunzionale per la nostra serenità.
La soluzione sarebbe tanto semplice, quanto impossibile: interrompere, chiudere la storia.
Eppure può sembrare difficilissimo, quasi impossibile per la sofferenza che provoca, per il dolore che strugge l’animo. Ci sembra di essere in una prigione di ossessioni, di pensieri costanti nella stessa direzione, di blocco di qualsiasi altra novità o intenzione.
Il fatto stesso che tale rapporto sia imprigionante lo si rileva dal fatto che una persona, pur avendo i mezzi e gli strumenti per svincolarsi da una relazione dove trova dolore e frustrazione cronica, permane nel rapporto contro ogni scelta di salute e di benessere.
I rapporti contaminati sono tali non perché esistono condizioni di aggressività, violenza o minaccia, né problemi di dipendenza economica, di abitazione o lavorativi. Sono piuttosto rapporti dove manca la consapevolezza di se stessi.
La nostra sofferenza non dipende da quella persona, da quella relazione. La vera questione è la struttura interna delle nostre aspettative e previsioni, degli schemi e relazioni oggettuali acquisite durante la nostra storia di affetti.
Siamo portati a legarci a figure che, in un certo modo, riproducono modalità che ci sono state familiari nel corso dello sviluppo. Se ho incontrato modalità trascuranti, facilmente questa esperienza mi influenzerà nella scelta del partner, compiacendo od opponendomi ad essa. Se sono cresciuto in un clima critico cercherò persone intelligenti o ciniche..
Come uscire allora da queste relazioni contaminate dal passato?
Ricordiamoci che il passato ci insegna, è lo spazio in cui nasce la nostra esperienza ma è nel presente che possiamo scrivere le parole della nostra vita futura.