Parliamo di guerra: in dialogo con bambini e adolescenti
Articolo a cura di Lara Maestri
Il conflitto in atto sta generando preoccupazione crescente, fino a sfociare in ansia o profonda angoscia. I bambini e gli adolescenti, che dobbiamo ricordare sono ragazzi già provati da due anni di pandemia, possono trovarsi disarmati di fronte a questa nuova ondata di paura che viene quotidianamente riproposta dai mass media e da internet, e che percepiscono negli adulti intorno a loro.
È importante creare un clima di ascolto e dialogo per permettere a bambini e giovani di poter esternare eventuali paure o preoccupazioni e poter ricevere rassicurazioni e segni di speranza dagli adulti che sono loro riferimento.
I bambini piccoli vanno preservati da contenuti che non hanno la capacità di comprendere ed elaborare, va posta quindi grande attenzione all’uso della televisione o dei dispositivi a cui potrebbero accedere anche loro perché, sebbene non comprendano pienamente cosa accade, tuttavia vedono, ascoltano, percepiscono il tono emotivo e soprattutto hanno memoria di ciò che accade.
Minore è l’età dei bambini, più sarà importante una attenta osservazione del comportamento per cogliere eventuali segnali di preoccupazione, che spesso si manifesta nei bambini con un aumento delle piccole crisi di pianto o di rabbia, le ansie da separazione, le regressioni nelle autonomie acquisite, in caso ci si accorga di questi segnali è bene domandarsi quale sia il clima emotivo in famiglia (Ultimamente c’è molta rabbia? Preoccupazione? Tristezza?).
Mano a mano che i bambini crescono e iniziano a fare domande su ciò che accade, è importante darsi tempo e cercare parole adatte per spiegare loro cosa accade; le parole chiave del dialogo con loro dovranno essere “semplice, breve, chiaro, rassicurante”.
I bambini più piccoli hanno bisogno di concetti molto semplici, ricordando che i tempi attentivi sono brevi e che quello che più è importante per loro non è tanto il contenuto ma il tono emotivo con cui il genitore lo propone: se i bambini sentono i genitori tranquilli respireranno serenità, se avvertono ansia in loro percepiranno che c’è da preoccuparsi nonostante le parole usate. Un aiuto importante con i bambini possono essere le favole, potente strumento di canalizzazione ed elaborazione delle ansie di crescita, che narrano la lotta fra il bene il male dove il bene alla fine prevale sempre, lasciando con un finale di speranza che da fiducia e rassicura.
Con i preadolescenti e adolescenti è importante accompagnarli cercando di spiegare loro una situazione che è complessa e che potrebbe innescare grandi preoccupazioni (più di un ragazzo in questo periodo si è chiesto se scoppierà una guerra che coinvolgerà anche l’Italia e se il papà dovrà andare a combattere). In questo senso può essere determinante il ruolo della scuola, come luogo educativo dove trovare adulti di riferimento capaci fornire informazioni chiare, veritiere e dove spesso diventa più facile per i ragazzi parlare di argomenti che in casa creano molta angoscia.
La scuola che spiega, che aiuta ad analizzare, a dare significato ad un evento così importante che non può essere ignorato; sarebbe importante che la scuola osasse anche fare il passo di chiedere ai ragazzi come stanno dentro questa situazione, che fornisse un tempo e uno spazio dove poter raccontare le preoccupazioni che non sempre si possono portare a casa.
Se la scuola può essere quindi il luogo privilegiato per stimolare il pensiero nei ragazzi, la famiglia resta il principale custode della sfera emotiva. Con i figli adolescenti può diventare più difficile trovare dei momenti condivisi dove poter parlare e raccontarsi, tuttavia è fondamentale ricercarli, saper cogliere il momento propizio, in cui c’è una disponibilità al dialogo e un luogo e un tempo che lo permettono (ad esempio un breve viaggio in auto o un momento in cui gli altri fratelli non sono in casa..); è importante chiedere ai ragazzi cosa vivono rispetto a questa guerra, quali preoccupazioni hanno, saperle accogliere come adulti senza banalizzarle né amplificarle.
Potremmo pensare queste parole chiave come guida al dialogo: ascolto profondo, comprensione, solidità, fiducia. L’ascolto profondo è l’ascolto che si dà tempo e sa fare silenzio per far sì che il ragazzo possa davvero “vuotare il sacco” e sentirsi capito, perché la preoccupazione di non essere capiti frena la confidenza; poi è necessario l’incontro con la solidità dell’adulto che ha dei valori chiari e che non si lascia sopraffare dagli avvenimenti per quanto difficili, che sa, in ogni situazione, vedere la speranza e alimentare la fiducia. Le dimensioni della speranza e della fiducia sono molto importanti per gli adolescenti oggi, che rischiano di vedere davanti a sé solo un futuro non possibile o non piacevole con tutte le conseguenze del caso (dall’abbandono scolastico alle forme di disagio più importante): alimentare in loro una fiducia e una speranza realistica e possibile, ad esempio sostenendoli nel coltivare passioni e interessi oppure attraverso gesti di solidarietà e accoglienza verso le popolazioni colpite direttamente dalla guerra, li aiuterà a mantenere uno sguardo positivo e ad alimentare la fiducia nelle proprie capacità di reagire di fronte alle difficoltà.
Parliamo di guerra: in dialogo con bambini e adolescenti
Articolo a cura di Lara Maestri
Il conflitto in atto sta generando preoccupazione crescente, fino a sfociare in ansia o profonda angoscia. I bambini e gli adolescenti, che dobbiamo ricordare sono ragazzi già provati da due anni di pandemia, possono trovarsi disarmati di fronte a questa nuova ondata di paura che viene quotidianamente riproposta dai mass media e da internet, e che percepiscono negli adulti intorno a loro.
È importante creare un clima di ascolto e dialogo per permettere a bambini e giovani di poter esternare eventuali paure o preoccupazioni e poter ricevere rassicurazioni e segni di speranza dagli adulti che sono loro riferimento.
I bambini piccoli vanno preservati da contenuti che non hanno la capacità di comprendere ed elaborare, va posta quindi grande attenzione all’uso della televisione o dei dispositivi a cui potrebbero accedere anche loro perché, sebbene non comprendano pienamente cosa accade, tuttavia vedono, ascoltano, percepiscono il tono emotivo e soprattutto hanno memoria di ciò che accade.
Minore è l’età dei bambini, più sarà importante una attenta osservazione del comportamento per cogliere eventuali segnali di preoccupazione, che spesso si manifesta nei bambini con un aumento delle piccole crisi di pianto o di rabbia, le ansie da separazione, le regressioni nelle autonomie acquisite, in caso ci si accorga di questi segnali è bene domandarsi quale sia il clima emotivo in famiglia (Ultimamente c’è molta rabbia? Preoccupazione? Tristezza?).
Mano a mano che i bambini crescono e iniziano a fare domande su ciò che accade, è importante darsi tempo e cercare parole adatte per spiegare loro cosa accade; le parole chiave del dialogo con loro dovranno essere “semplice, breve, chiaro, rassicurante”.
I bambini più piccoli hanno bisogno di concetti molto semplici, ricordando che i tempi attentivi sono brevi e che quello che più è importante per loro non è tanto il contenuto ma il tono emotivo con cui il genitore lo propone: se i bambini sentono i genitori tranquilli respireranno serenità, se avvertono ansia in loro percepiranno che c’è da preoccuparsi nonostante le parole usate. Un aiuto importante con i bambini possono essere le favole, potente strumento di canalizzazione ed elaborazione delle ansie di crescita, che narrano la lotta fra il bene il male dove il bene alla fine prevale sempre, lasciando con un finale di speranza che da fiducia e rassicura.
Con i preadolescenti e adolescenti è importante accompagnarli cercando di spiegare loro una situazione che è complessa e che potrebbe innescare grandi preoccupazioni (più di un ragazzo in questo periodo si è chiesto se scoppierà una guerra che coinvolgerà anche l’Italia e se il papà dovrà andare a combattere). In questo senso può essere determinante il ruolo della scuola, come luogo educativo dove trovare adulti di riferimento capaci fornire informazioni chiare, veritiere e dove spesso diventa più facile per i ragazzi parlare di argomenti che in casa creano molta angoscia.
La scuola che spiega, che aiuta ad analizzare, a dare significato ad un evento così importante che non può essere ignorato; sarebbe importante che la scuola osasse anche fare il passo di chiedere ai ragazzi come stanno dentro questa situazione, che fornisse un tempo e uno spazio dove poter raccontare le preoccupazioni che non sempre si possono portare a casa.
Se la scuola può essere quindi il luogo privilegiato per stimolare il pensiero nei ragazzi, la famiglia resta il principale custode della sfera emotiva. Con i figli adolescenti può diventare più difficile trovare dei momenti condivisi dove poter parlare e raccontarsi, tuttavia è fondamentale ricercarli, saper cogliere il momento propizio, in cui c’è una disponibilità al dialogo e un luogo e un tempo che lo permettono (ad esempio un breve viaggio in auto o un momento in cui gli altri fratelli non sono in casa..); è importante chiedere ai ragazzi cosa vivono rispetto a questa guerra, quali preoccupazioni hanno, saperle accogliere come adulti senza banalizzarle né amplificarle.
Potremmo pensare queste parole chiave come guida al dialogo: ascolto profondo, comprensione, solidità, fiducia. L’ascolto profondo è l’ascolto che si dà tempo e sa fare silenzio per far sì che il ragazzo possa davvero “vuotare il sacco” e sentirsi capito, perché la preoccupazione di non essere capiti frena la confidenza; poi è necessario l’incontro con la solidità dell’adulto che ha dei valori chiari e che non si lascia sopraffare dagli avvenimenti per quanto difficili, che sa, in ogni situazione, vedere la speranza e alimentare la fiducia. Le dimensioni della speranza e della fiducia sono molto importanti per gli adolescenti oggi, che rischiano di vedere davanti a sé solo un futuro non possibile o non piacevole con tutte le conseguenze del caso (dall’abbandono scolastico alle forme di disagio più importante): alimentare in loro una fiducia e una speranza realistica e possibile, ad esempio sostenendoli nel coltivare passioni e interessi oppure attraverso gesti di solidarietà e accoglienza verso le popolazioni colpite direttamente dalla guerra, li aiuterà a mantenere uno sguardo positivo e ad alimentare la fiducia nelle proprie capacità di reagire di fronte alle difficoltà.